Con qualche giorno di ritardo, eccomi di nuovo a scrivere il mio ultimo post su NY, forse anche il mio preferito perché rappresenta il momento in cui mi posso fermare per qualche minuto a guardarmi indietro e fare un bilancio sulle mie ultime frenetiche settimane.
Questo mio secondo periodo nella grande mela é stato molto diverso da quello precedente e se già prima sentivo di aver imparato tanto, questa volta posso dire che il bagaglio che mi sono portata a casa é davvero ricchissimo!
Un inverno freddo, freddissimo e con tanta tanta neve si può sopportare, anche per una grande amante della bella stagione come me: ci sono stati dei giorni in cui non avrei voluto muovermi di casa per non dovermi equipaggiare continuamente come un’alpinista, ma se non altro proprio grazie a quei giorni – che non sono stati pochi 🙂 – ho apprezzato ancor di più ogni spiraglio di sole nelle giornate più fortunate.
Il lavoro é stato probabilmente la cosa che più mi ha assorbito e impegnato in questi mesi e già ora con ritmi intensi ma comunque molto più sostenibile guardo con un sorriso ai tour de force fatti fino a tardi la sera o nei fine settimana. Sono sempre convita del fatto che debba arrivare un momento in cui ci si ferma, si stacca, si prende una boccata d’aria e questo credo sia fondamentale per portare avanti con risultati positivi un progetto come quello di Design-Apart. Anche se sono solo una runner della domenica e non una grande esperta, l’esempio che mi viene in mente pensando a queste settimane e alle prossime che verrano é la maratona, dove la fatica c’è e non può essere ignorata: va gestita e misurata, é necessario studiare il percorso e prepararsi ad affrontare salite e discese, proprio come quelle che ho visto affrontare ai maratoneti dello scorso novembre.
Può sempre capitare che nonostante tutto lo studio e la preparazione arrivi un imprevisto e, proprio com’è successo ai corridori newyorkesi in autunno, ci sia il vento forte e freddo che mette i bastoni fra le ruote. In quel caso non ha senso perdere troppo tempo infuriandosi contro forze che a volte sono incontrollabili, ma é molto meglio concentrarsi sull’obiettivo e pensare alle soluzioni invece che al problema stesso. Molto spesso capita anche che nel fare tutto questo non si sia soli ma ci sia qualcuno con cui condividere gli sforzi. A quel punto tutto prende una piega diversa perché anche se le gambe che devono portarci al traguardo sono le nostre e sono solo due, fa sempre comodo avere qualcuno sugli spalti a fare il tifo per noi.
Io ho avuto la fortuna di avere un gran tifo durante questi miei pochi primi chilometri di maratona sia da lontano che da vicino e, senza bisogno che stia a scrivere imbarazzanti elenchi di nomi – o iniziali, come faccio di solito -, vorrei semplicemente dire che questo ha fatto una grande differenza. In positivo ovviamente 🙂