Il mio primo cantiere

Gonna a tubino, maglioncino girocollo, stivaletti.

Questi sono i vestiti che ho indossato due settimane fa per il mio primo giorno in un cantiere per la ristrutturazione di un appartamento in Hell’s Kitchen a Manhattan.
Intendiamoci, non credevo che ci sarei stata per più di mezz’ora, e comunque ritenevo di avere un abbigliamento anche mediamente adatto.
Chi poteva immaginare che si sarebbe trattato delle prime ore di una serie di giornate ( due settimane per l’esattezza, week end compresi ) in mezzo a polvere, attrezzi di cui non conoscevo neanche l’esistenza, elettricisti, polvere, idraulici, montatori e ancora polvere!
Ci sarebbero molte cose da spiegare ma cercherò di ridurre all’osso i miei racconti e di procedere per tematiche.

Abbigliamento. Inutile dire che passato il primo giorno, il mio abbigliamento ha subito cambiamenti progressivi e radicali.
La prima sostituzione é stata la gonna. Gonne e tubini sono stati surclassati da pantaloni e i pantaloni sono poi diventati un paio di jeans.
I miei stivaletti – che consideravo anche “da giorno” e con tacco comodo! – hanno lasciato subito posto agli scarponi da neve e in men che non si dica mi sono ritrovata in perfetta tenuta da cantiere con tanto di camicie di flanella che avevo portato dall’Italia ma che pensavo avrei messo ben poco.

Orari. In ufficio sono sempre arrivata alle nove o nove e mezza: mai comunque prima delle nove considerando che ci rimango fino a molto tardi la sera. In queste due settimane invece la mia sveglia si é spostata ogni giorno di 15 minuti indietro per riuscire ad arrivare sempre prima in cantiere fino a che, con mia grande soddisfazione, l’altro ieri sono arrivata contemporaneamente ai ragazzi che stanno lavorando li. Well done!

Piccoli grandi scoperte. Esistono molti tipi di seghe che servono in un cantiere, assieme a tanti altri attrezzi di cui non conoscevo l’esistenza. Uno dei miei primi compiti é stato quello di accompagnare uno dei ragazzi del nostro team a comprare in un negozio specializzato una sega circolare con barra ( é stato il giorno in cui ero in gonna e stivaletti…). Dopo qualche fraintendimento dovuto alla lingua e, lo ammetto, alla mia completa ignoranza nel settore, siamo usciti dal negozio vincitori con chiodi, colle, siliconi, nastri adesivi ma soprattutto con la nostra circular saw with rail!

Il dialetto veneto e lo spagnolo sono fratelli.
C’erano diverse squadre di lavoro nell’appartamento di Hell’s Kitchen ma le più numerose erano la nostra, installatori professionisti bassanesi, e quella dei messicani. Uno dei miei compiti era quello di contribuire alla mediazione tra le due squadre e fare in modo che si capissero grazie all’inglese ma, con mia sorpresa, spesso non é affatto servito!
Più di qualche volta mi sono trovata ad ascoltare discussioni in cui tutti si capivano benissimo senza che io traducessi una sola parola: l’ultimo giorno si sono salutati tutti a suon di Salsa, Bachata e Cappuccini 🙂

Sono state due settimane intense ma allo stesso tempo molto produttive e positive. Passare dall’ufficio al cantiere almeno per un breve periodo era un desiderio che ora si é realizzato e che credo mi abbia fatto molto bene, soprattutto per capire qual’e il punto di arrivo di tutto il lavoro che facciamo ogni giorno seduti alla scrivania davanti al PC. Non so se arriverà un momento in cui ci sarà qualcosa del mondo del mio lavoro che non mi piacerà, ma fino a quel momento io non ho nessuna intenzione di fermarmi 🙂

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